La Voce delle Cose

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(ordine cronologico inverso)

Solow Fest 2018: la “Macchina per il Teatro Incosciente”della compagnia Aiello e La Voce delle Cose
STORIE CON COLPO DI SCENA

La presentazione al Solow Fest della produzione della compagnia Aiello Macchina per il Teatro Incosciente fa crollare i confini fra installazione e performance, fra arti visive e teatro, fra spettatore e attore. E' un'esperienza teatrale breve (10 minuti) accessibile e immersiva, creata e realizzata da La Voce delle Cose, una compagnia teatrale italiana.
L'omonima macchina – che unisce un lettore MP3, due cuffie e alcuni piccoli oggetti scenici in un teatrino artigianale – è facilmente trasportabile. Angelo Aiello, della Compagnia Aiello, spiega che La Voce delle Cose ha concepito il progetto guardando alle tradizioni e agli stili teatrali del Teatro di Figura e della Commedia dell'Arte, filtrandoli con le teorie contemporanee del teatro democratico e partecipativo e delle performance. Il concetto che chiunque possa fare spettacolo e raccontare storie è insolito e suggestivo.
In questo caso la Macchina per il Teatro Incosciente vanno in scena nel patio di una casa del sud di Filadelfia, ma le 'macchine' possono essere collocate in luoghi vari come musei, luoghi espositivi d'arte, biblioteche.
Mi sono venute in mente le “Piccole Librerie di Scambio” che sbocciano attraverso il paese con lo scopo di promuovere la lettura e il senso comunitario. Ne ho viste di affascinanti fuori dalle case private e nei parchi pubblici, anche se purtroppo poche incentro città. La macchina teatrale della Voce delle Cose è ugualmente popolare e ancora più radicale.
Mistero e magia
Le persone del pubblico scelgono fra i ruoli di Manovratore e di Spettatore che forniscono cuffie audio diverse. Gli Spettatori ascoltano la narrazione registrata di storie note mentre la vedono rappresentata dal vivo davanti a loro.
Contemporaneamente i Manovratori eseguono la rappresentazione diretti da un'altra voce registrata. In un interessante stravolgimento, i Manovratori non sanno che storia stanno rappresentando, seguono soltanto le istruzioni audio che fanno loro muovere degli oggetti sulla piccola scena in determinati momenti.
Io ho giocato in entrambi i ruoli e raccomando di fare altrettanto a tutti coloro che visiteranno la Macchina per il Teatro Incosciente. Non voglio rovinare la sorpresa rivelando di che storie si tratti. Posso dire che quando è stato il mio turno di essere Spettatore, ho riconosciuto una storia celeberrima in pochi secondi. La storia intera può essere rappresentata o ascoltata nel volgere di alcuni minuti.
La novità per il Manovratore è il diventare parte della macchina teatrale e presentare la storia allo Spettatore, pur non sapendo quale storia sta rappresentando. La sorpresa per lo Spettatore è quanto efficacemente il Manovratore raffiguri i personaggi e la trama della storia, a dispetto del fatto che non sappia chi sono e che cosa fanno.
Contemporaneamente è strabiliante vedere oggetti quotidiani, come fazzoletti e lime da unghie, che si trasformano in attrezzeria scenica. O le mollette dei panni farsi eroi o cattivi che amano, lottano, piangono. La Macchina per il Teatro Incosciente offre un nuovo sguardo sull'idea di rappresentazione e ripensa il ruolo del pubblico. Come per le “Piccole Librerie di Scambio” vorrei vedere in città più esperienze come questa, che guarda avanti, costruisce senso di comunità, e rompe i confini chiusi.
Melissa Strong - Broad Street Review (Philadephia – USA) - 21 giugno 2018

La poesia delle macchine per il teatro incosciente
L'ultima edizione di Teatro a Corte ha proposto al pubblico un piccolo gioiello del teatro di figura.
Si tratta dell'installazione artistica e teatrale "La Voce delle Cose", ideata da Luì Angelini e Paola Serafini, bergamaschi, creatori di questo progetto teatrale tanto semplice quanto geniale.
Immaginate una vecchia valigia modificata e aperta da entrambi i lati, aggiungete alcuni oggetti di uso comune come cucchiai di legno, farina, posate, nastro adesivo, pezzi di plastica, scarpe, e mettete ai due lati opposti della valigia due paia di cuffie e un lettore cd. Ora visualizzate due persone che indossano le cuffie: una ascolta una storia e osserva gli oggetti muoversi, l'altra muove gli oggetti eseguendo il più precisamente possibile le istruzioni che le vengono date in cuffia.
Il risultato è la poesia e l'energia del teatro allo stato puro. Una relazione tra chi racconta e chi osserva, un piacevole e inaspettato ritorno alle origini del teatro e al suo forte legame tra lo spettatore e l'attore.
La forza evocativa del teatro di figura, portato alla sua essenza, vive attimi felici. Una semplice pinza da elettricista si trasforma in cappuccetto rosso, una bottiglia di plastica diventa una nonnina impaurita, alcuni conchiglioni di pasta si trasformano in alieni, semplici oggetti di uso comune prendono vita, animati da un manipolatore incosciente che, divertito dal gioco, esegue con precisione e concentrazione le istruzioni che riceve via audio.
La "Voce delle Cose" è una piccola opera d'arte, un progetto che permette al featro di Figura di ammaliare il pubblico, anche quello più schivo, conquistandolo con il divertimento e il gioco, senza trascurare la ricercatezza della costruzione scenica e del racconto teatrale.
Le macchine per il teatro incosciente, ognuna caratterizzata da oggetti sempre differenti, sono come tanti piccoli sogni pronti ad essere animati dal pubblico.
Pochi minuti bastano per risvegliare l'incanto del teatro e per far venire voglia di giocare con una storia, e con quella dopo, e con quella dopo ancora... fino a volerle provare tutte.

Paola Serafini, ideatrice del progetto insieme a Luì Angelini, ha accettato di scambiare due chiacchiere in una calda serata torinese per raccontarci come è nata questa bellissima idea.
Da dove è partita l'idea delle macchine teatrali?
Noi facciamo teatro d'oggetti da metà degli anni '80, spettacoli e laboratori di formazione. Nel 2000 avevamo bisogno di far capire, in un'attività di formazione, come funziona il teatro d'oggetti e quindi c'è venuta questa idea: far fare direttamente al nostri "allievi" il lavoro, il gioco.
L'altra cosa che volevamo far capire ai partecipanti è il valore associativo che gli oggetti hanno nel nostro metodo, che è quello di partire da una parola, da un verbo o da un'azione e trovare l'oggetto che meglio la può rappresentare.
Questo ci ha portato a separare, in quello che è un testo teatrale normale, il "racconto" da quelle che invece sono le didascalie, i movimenti di scena e tutte le questioni tecniche. Trovata la soluzione tecnica per questa "separazione", e fatti i primi esperimenti, abbiamo capito che tutto questo divertiva e non aveva solo uno scopo pedagogico ma piaceva molto al pubblico. Da lì abbiamo cominciato a produrre storie diverse, fiabe classiche, storie vere, fatti storici molto famosi, brani letterari, estratti di Shakespeare. Le ultime cose che abbiamo fatto sono tre pezzi collegati, tre storie che vengono dall'epica cavalleresca, un omaggio ai Teatri dei Pupi e del Cunto, pensato per Palermo.
Ogni volta cerchiamo di fare qualcosa di diverso e nuovo per non annoiarci! In questo ultimo lavoro abbiamo divisto la storia in tre installazioni differenti.
Il pubblico quindi le vive una dopo l'altra?
Si possono fare in qualsiasi ordine, il pezzo di letteratura al quale ci siamo ispirati lo permette, e a noi piace che il pubblico scopra pian piano che cosa sta raccontando.
Infatti è molto divertente, dopo che uno ha raccontato la storia, scoprire di quale soggetto si trattava.
Sì, abbiamo scoperto che il progetto funziona molto bene anche se viene tradotto in altre lingue, quindi abbiamo provato a proporlo anche all'estero. Siamo stati in Francia, Spagna, Olanda, Norvegia e in Brasile.
Il pubblico è sempre entusiasta, a qualsiasi latitudine?
Il pubblico si diverte ma in realtà poi apprezza molto anche il meccanismo costruttivo, l'uso degli oggetti, il modo di raccontare la storia. La cosa bella è che non c'è differenza né culturale, né di età. Forse perchè gli oggetti che usiamo sono molto semplici e facili da capire.
Fate questi progetti anche con i bambini?
Abbiamo fatto due storie apposta per bambini non scolarizzati. In questo caso le storie sono favole adatte alla loro età e con istruzioni molto semplici, non ci sono lettere e numeri ma solo colori. E poi gli oggetti che utilizziamo sono particolari. Ad esempio una delle macchine teatrali è fatta tutta di mattoncini di Lego grandi, mentre l'altra è fatta di solidi geometrici di carta, materiali con i quali i bambini giocano e che conoscono già.
Il rapporto che proponete è sempre di uno ad uno?
Sì, sempre. Abbiamo fatto dei tentativi per uscire da questa cosa ma non hanno avuto lo stesso effetto. Ci siamo accorti che, quando due persone giocano, condividono una cosa, in tre o in quattro la relazione è diversa. Il manipolatore, colui che muove gli oggetti per raccontare la storia, si sente molto più in scena e giudicato, e non tutti se la sentono. Come quando in alcuni spettacoli arriva qualcuno che prende delle persone dal pubblico: ci sono quelli che parteciperebbero tutte le sere, ma la maggioranza della gente non gradisce.
L'installazione sarà di nuovo "giocabile" a Torino, al Teatro Astra, dall'1 al 20 ottobre.
Giulia Menegatti - http://www.klpteatro.it - 31 lugliio2013

Turin, un lieu d'exploration pour des performeurs européens
...innanzi tutto in modo divertente con il congegno ‘Macchina per il teatro incosciente’, inventate da ‘La voce delle cose’.
Viene aperta una valigia, 2 spettatori sono invitati ad ascoltare due narrazioni diverse al fine di determinarne una terza. Una storia di manipolazione, di leggende popolari.
Una scatola che Freud non avrebbe perso occasione di usare...
Genica Baczynski - L’Humanite.fr - luglio 2013

Un théâtre dans une valise
A ogni tappa del pellegrinaggio piemontese, strane valige ci accolgono. Da una parte e dall’altra di microscene improvvisate, due persone: uno spettatore e un manipolatore... secondo il prezioso concetto del teatro d’oggetti.
I livelli si confondono e la metafora emerge irresistibilmente dal prosaico per creare una godibile dimensione meta-teatrale.
Piccola manipolazione... innocente?
Altra particolarità della proposta: gli spettacoli presentati sono interamente gestiti dal pubblico. In più, questa esperienza pone, parallelamente, il quesito della responsabilità dello spettatore che diventa parte integrante della rappresentazione. Così, egli aggiunge la sua parte di soggettività, moltiplicando il risultato all’infinito.
Ci piacerebbe udire più spesso qui questa gioiosa voce delle cose!
„Macchina per il Teatro Inconsciente“ di e con Luì Angelini e Paola Serafini
Dominika Waszkiewicz - Un Fauteuil Pour L’Orchestre - luglio 2013

La magia ha La Voce delle Cose
Torino. Scatole che sembrano piccole valigie nere. In realtà sono teatro.
Una forma di teatro di oggetti che incanta e coinvolge.
I protagonisti sono mollette, pinze, bulloni, viti o metri da falegname. Le storie che raccontano sono quelle delle fiabe ma anche della letteratura classica fra cui spicca un`Odissea di 8 minuti.
Gli artefici di questa "magia" sono Lui Angelini e Paola Serafini, ovvero La Voce delle Cose, una compagnia nata nel 1978 a Bergamo. Ora sono in trasferta a Torino e partecipano al Festival Teatro a Corte con "Macchina per il teatro incosciente".
"Si sono presentati da me in ufficio – spiega Beppe Navello, direttore del festival – con le loro valigie e mi hanno mostrato cosa facevano. Li ho voluti subito perché credo che i loro spettacoli siano perfettamente in linea con le proposte che offriamo agli spettatori in questo festival".
Così Angelini e Serafini sono arrivati al cortile di Palazzo Reale con quelle valigette che nascondono tutta la bellezza artigianale del teatro.
Lo spettacolo coinvolge due persone alla volta: una ricopre il ruolo di manovratore e l`altra di spettatore. Entrambe sono dotate di cuffie solo che mentre al manovratore vengono indicati i movimenti che deve far compiere agli oggetti senza saperne il motivo, allo spettatore viene narrata la storia della messinscena.
"Da 25 anni – racconta Lui Angelini – ci occupiamo di teatro d`oggetti. All'inizio lavoravamo con burattini non tradizionali: in uno spettacolo i protagonisti erano una racchetta da tennis che interpretava un signore molto sportivo e uno specchio che rappresentava una signorina particolarmente piacente. Poi siamo passati a semplici oggetti quotidiani usati in forma teatrale. Quando abbiamo un`idea di rappresentazione registriamo su disco da una parte le note di regia e dall`altra il testo attoriale. L`interpretazione che ne scaturisce è quella che deriva dall'interpretazione delle istruzioni che ciascuno riceve in cuffia".
Gli spettacoli sono veramente deliziosi e dimostrano, qualora ve ne fosse bisogno, che per fare grande il teatro basta la fantasia. Se poi accanto c`è anche una buona dose di manualità, esperienza e – soprattutto – passione, il teatro diventa magico. E la magia non muore. Mai. Assolutamente da vedere. Anzi, da provare.
Patrizia Pertuso - http://blog.metronews.it/blog/sipario - 6 luglio 2013

La Voce delle Cose - La scena è interattiva
Luì Angelini e Paola Serafini, alias La Voce delle Cose, sono teatranti di lungo corso. Il loro teatro è un teatro di sottrazione.
Iniziano come burattinai alla fine degli anni Settanta e dai burattini imparano la libertà dell'immediatezza, la sintesi d'improbabili drammaturgie e una comicità popolare che pare imparentarsi con le stramberie funamboliche delle avanguardie.
La loro cifra diventa una "casalinghitudine" talmente disarmante da farsi stile. Esplode nel teatro d'oggetti. I burattini non servono: serve guardarsi attorno, a patto però di possedere uno sguardo capace di incantarsi disincantando. Il segreto è decontestualizzare gli oggetti, che rimangono pur sempre se stessi, ma anche un altro da sé, in un palleggiarsi continuo tra significato e significante. Una vasca da bagno è luogo d'eccellenza per far prendere vita all'Odissea, così come un vassoio ricolmo di cocktail è la scena ideale per consumare le più truci tragedie shakesperiane.
Sottrazione dopo sottrazione si giunge all'essenza del teatro che si fa gioco. Spariscono gli attori e spariscono gli spettatori, o per lo meno sparisce quel confine consapevole che li divide. È la nascita delle Macchine del Teatro Incosciente: un teatro che si fa senza sapere di farlo.
Di cosa si tratta? Apparentemente di una valigia aperta appoggiata su un trespolo. Uno di fronte all'altro si pongono due giocatori che indossano un paio di cuffie. Uno ascolterà una storia, o un mito o una favola, l'altro le istruzioni per visualizzarla all'interno della valigia diventata palcoscenico, utilizzando e spostando oggetti banali: cucchiai, passaverdura, mollette, viti, bulloni, pinze e pinzette... Poi i due giocatori si scambieranno i ruoli e sarà la coscienza dell'incoscienza, in virtù di un umorismo potente.
Sarà possibile giocare con le straordinarie invenzioni de La Voce delle Cose per tutta la durata del Festival Teatro a Corte, fino al 2l luglio. Da Torino a Venaria, da Rivoli a Racconigi ad Agliè le Macchine del Teatro Incosciente saranno a disposizione del pubblico un'ora prima dell'inizio degli spettacoli. Assolutamente da provare! Info 011/4362736, www.teatroacorte.it
Alfonso Cipolla - la Repubblica - Torino - 5 luglio 2013

La fabbrica delle fiabe - Un racconto senza fine
«Fabulatoio», ovvero la fabbrica delle fiabe. E' l'ultima creazione della premiata ditta Angelini-Serafini, già Assondelli & Stecchettoni, oggi La Voce delle Cose.
Teatranti e artisti di figura, Luì Angelini e Paola Serafini nel corso della loro lunga e fortunata carriera non hanno mai smesso di sperimentare.
Il lavoro sulle fiabe (narrate e reinterpretate in diversi spettacoli) coniugato ad un'altra passione, quella di combinare immagini e storie, ha portato i due ad ideare un gioco interattivo che ha il merito di stimolare la men- te...
Camilla Bianchi - L'Eco di Bergamo - agosto 2011
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Il non troppo strano caso del dr. Assondelli e del signor Voce delle Cose, ovvero: una rosa non cessa di profumare per il solo fatto di mutare nome

E' teatro? E' arte visiva? No, E' La Voce delle Cose. Ovvero: quando Luì Angelini e Paola Serafini, bergamaschi, attivi dal 1975, teatranti e artisti di figura, già noti come Assondelli & Stecchettoni, scoprono tre cose. Primo: un burattino o una marionetta, sottratti al loro contesto e codice d'uso, divengono una scultura.
Secondo: esiste la possibilità di un percorso inverso. ... Terzo: a forza di passare dal teatro all'arte visiva e viceversa, gli oggetti finiscono – possono finire – in una terra di nessuno che è molto più divertente da esplorare.
[Paragrafi:]
Alcuni esempi, ovvero il corto circuito del senso
La favola dei segni cambiati, ovvero la semiotica spiegata a mia figlia
L'epopea degli oggetti, ovvero il ready-made formato fai-da-te
Una conclusione, ovvero questo forse è un saggio ma di sicuro non è una pipa
Pier Giorgio Nosari - La Rivista di Bergamo - luglio-agosto 2010
Leggi tutto il saggio

Il Faust di Luì Angelini
Il teatro di oggetti di Luì Angelini è un teatro alchemico. Non nasce dall'animazione degli oggetti o da una loro antropomorfizzazione, ma è la forza di una parola straordinariamente razionale a spalancare le porte dell'immaginario. E' la percezione stessa degli oggetti a trasformarsi, come se questi contenessero nel loro nome o nella loro forma o nel loro uso usuale un frammento necessitante per la storia raccontata. La decontestualizzazione dell'oggetto in chiave umoristica è la sua metamorfosi risolutiva, come se una nota a pie' di pagina prendesse vita, o una didascalia, per supportare l'inanellamento del racconto. Era perciò inevitabile, gioco nel gioco, trasformazione nella trasformazione, che Luì Angelini si misurasse col mito di Faust, il mito alchemico per eccellenza. E' quanto è avvenuto al Festival di Cervia, nella notte dedicata al raccontare con figure. Una folgorazione, un gioiello prezioso, un quarto d'ora fulminante che vale un saggio, che concentra una poetica nell'alambicco dell'intelligenza disillusa dal comico.
Alfonso Cipolla - eolo-ragazzi.it - maggio 2008

…Molte le occasioni di bel teatro di figura regalateci dal Festival… come la sorprendente narrazione di fiabe africane di composta efficacia di Paola Serafini…
Mario Bianchi – eolo-ragazzi.it – maggio 2006

Una versione minimalista per le Fiabe africane di Serafini
Piccole storie, piccoli oggetti. E' tutto qua l'incanto di Fiabe africane de La Voce delle Cose… Tutto qua e non è poco. Il teatro alla fine è questo: il massimo risultato – raccontare una storia che riguarda tutti, pubblico e attori - con i mezzi più semplici. …
Tutto questo prende corpo e forma con strumenti elementari, riadattati alla narrazione. … E' la fluida apllicazione di un metodo rodato da più di vent'anni di sperimentazione, tra i primi in Italia.
L'Eco di Bergamo - spettacoli - 5.12.2006

…E' la rappresentazione di un processo creativo per analogia, metonimia, giochi di parole, iperboli. E' la scomposizione scenica di un processo dell'arte visiva contemporanea. Ma è soprattutto un brano di buon teatro, da gustare per i suoi componenti e per il suo sapore complessivo, esattamente come un cocktail.
Pier Giorgio Nosari – L'Eco di Bergamo - 15.05.05

Gli oggetti quotidiani fanno teatro
Mostra sull'uso creativo che se ne può fare e sulle storie che raccontano
…Il percorso documenta il passaggio dal burattino classico della tradizione all'uso scenico di oggetti quotidiani… Un procedimento che interseca alcune linee dell'arte moderna strizzando l'occhio agli assemblaggi (si vedano i surreali guerrieri di latta di Omerica) e ai ready-made.
Angelini e Serafini predispongono veri e propri giochi interattivi. Sono installazioni in cui il visitatore può sbizzarrirsi a creare da sé il proprio teatro di figura.
Pier Giorgio Nosari - L'Eco di Bergamo - 12.03.04

Oggetti, personaggi della fiaba in incognito
… Ma oltre al recupero dell'immaginario e della fantasia, oltre al gioco di sguardi tra manovratore e spettatore che cercano conferme, il gioco più interessante è certamente quello di relazione fra due persone del pubblico poste in due ruoli diversi rispetto all'evento teatrale. Un idea giocosa ma anche un formidabile potenziale didattico.
Maria Paola Porcelli - La Gazzetta del Mezzogiorno - 21.01.02

Gli oggetti prendono vita e diventano fiaba
…L'aspetto più evidente, e piacevole, è una sana ironia che investe tanto i materiali, impiegati come in un "ready-made" teatrale o assemblati in forme inusitate, quanto gli intrecci tradizionali. Un'ironia che si sposa ad un approccio "leggero" e semplice: un narratore-animatore si presenta in scena ed esegue i suoi "numeri", mostrando quel che sa fare. Si tratta di virtuosismo, spostato sul versante dell'ideazione delle "figure" e della scrittura: ma senza sussiego, con piglio scanzonato, Che è vincente.
Pier Giorgio Nosari - L'Eco di Bergamo - 13.12.00

…Il gruppo italiano Arrivano dal Mare rinnova le tecniche tradizionali. Per raccontare la storia di Pinocchio ha allestito due trame parallele - un vecchio che tiene una lezione sul legno e la storia del burattino nasuto. E spuntano pinocchi in varie forme, di burattino a guanto, di bozzetto in un quadro realizzato con attaccapanni e bamboo. Il pubblico partecipe della immaginazione dei manipolatori, si tuffa nel sogno in un turbine di scintille che volteggiano nella sala oscura…
Renato Mendonça - Zero Hora (BR) - 05.06.00

Il legno protagonista per Pinocchio animato
…La raffinatezza del tessuto drammaturgico dà allo spettacolo un forte carattere metateatrale, nel duplice senso di "teatro nel teatro" (in moltissime scene) e di rimando alle tecniche di costruzione dei materiali, alle tecniche di animazione impiegate e alle tecniche di composizione drammaturgica, C'è, infine, una altrettanto sofisticata contaminazione di stili e di registri. Si va dall'animazione "a vista" a quella "nascosta", dalla narrazione al finto documentario, dall'illustrazione alle scene (apprezzatissime) da incubo horror della malattia di Pinocchio o da fantasy nel ventre della balena.
Pier Giorgio Nosari - L'Eco di Bergamo - 06.10.98

…I bambini restano lì con il naso all'insù, lo sguardo rapito, stupiti come se fosse la prima volta che qualcuno racconta loro la favola di Collodi. E forse è proprio così, In Pinocchio dei legni" ciò che conta è il "sentire", il comunicare…
Ugo Cennamo - Il Resto del Carlino - 30.08.98

…in una mescolanza di umorismo e simbolismo, accompagnata da una immaginazione meravigliosamente ben allestita nella concezione registica, i due attori Luì Angelini e Paola Serafini si divertono con la realtà nella storia di Cappuccetto rosso…"
Simon Lacroix - La Primeur (CND) - 17.07.96

Tanti lupi in scena (ma cosa ci fa Pinocchio?)
Tanti Cappuccetti rossi e tanti lupi. La famosa fiaba con l'eco del rito di iniziazione si è andata moltiplicando in tanti modi, lieti, ironici, divertenti, con la compagnia Assondelli e Stecchettoni che nel bel teatro di Fontanellato ha presentato la mattina per i bambini più piccoli Cappuccetti Rossi…
Vittoria Ottolenghi - Gazzetta di Parma - 21.03.96

Fantasia, umorismo e note volanti
…Questo spettacolo a due dimensioni è stato contemporaneamente. divertente, delirante, pieno di fantasia, di umorismo e di originalità.. in breve, è stato un soffio di aria fresca diretta al cuore…"
Isabelle Lantheaume - Le Dauphiné liberé (F)-19.11.95

Un insolito "Cappuccetto rosso" riempie di pubblico il Teatro Clunia
…Un nuovo modo di intendere questo classico della letteratura infantile, nel quale si mischia la tradizione - per esempio i burattini sono costruiti come Pulcinella - con elementi moderni come la televisione e la videocamera… Questa compagnia che ha già portato in diverse città della Spagna questo e altri spettacoli, è riuscita a riempire il teatro. E non solo di bambini…
L.P.M. - Diario de Burgos - 24.05.95

Cappuccetto rosso in nuova versione. E poi arriva la TV
…Il titolo di questa ultima produzione, "Cappuccetti Rossi", sta già ad indicare che si tratta di una originale interpretazione, o forse sarebbe più appropriato dire di numerose interpretazioni, tutte gustosissime a dire il vero, di una delle favole più conosciute ed amate dall'infanzia di tutto il mondo. Autori-attori e ancora trasformatori e commentatori di scena di questo gioco finissimo sono Paola Serafini e Luì Angelini, insieme a Tano Vezzoli, autore delle musiche, e tecnico "interprete" di se stesso…
Federica Cavallotti - L'Informazione - 07.02.95

Sono solo marionette?
…abbiamo visitato un antico casale nella campagna bergamasca, il laboratorio della compagnia "Assondelli e Stecchettoni", che Luì e Paola Angelini hanno trasformato in un regno di esilarante follia, dove ogni arnese della vita quotidiana assume tic umani e diventa marionetta…
Antonella Barina - Il Venerdì di Repubblica - 03.12.93

Teatro d'oggetti - Appartamento con figure
…Ad Appartamento con figure piacciono i capolavori e questi danno una gran resa allo spettacolo. Le allusioni letterarie nutrono l'impertinenza e la leggerezza della proposta. Il teatro d'oggetti è una forma teatrale innovatrice e sperimentata che combina con successo l'arte antica della marionetta e la rapidità contemporanea. Il risultato è stupefacente, sottile e meravigliosamente divertente: E la complicità con il pubblico prende il sopravvento.
S.Me. - Tribune de Genève (CH) - 23.01.93

Il wurstel nel panino
…Lo spettacolo della compagnia italiana Assondelli & Stecchettoni è tutt'altro che uno spettacolo di Teatro di Figura classico. Il loro "Anfitrione" è teatro moderno e sfacciatamente audace. Il trio ha offerto uno spettacolo di grande effetto. Ci sono i burattini, gli oggetti quotidiani si trasformano in figure, delle quali gli attori si servono per un gioco d'ombre e di maschere. Anche chi non capiva l'italiano al Museo si è divertito…Con mezzi semplici, gli italiani accendono un fuoco d'artificio di fantasia…
Ruhr - Nachrichten (D) - 30.10.92

Assondelli e Stecchettoni la ri-scrittura
…La loro presenza nel programma IN, questa volta, al festival mondiale 1991, non passerà inosservata per due motivi: prima hanno replicato a tutto esaurito e poi la loro prestazione ha confermato tutto il bene che pensavamo di loro da tre anni… Tutta l'Odissea in una vasca da bagno! Bisognerebbe rischiare! Bisognerebbe avere il talento di Assondelli e Stecchettoni per rischiare. E per riuscire.
J.P.H. - L'Ardennais (F) - 29.09.91

…Nei loro spettacoli la novità dello sguardo sulle cose ricrea gli oggetti di uso comune illuminandoli con una luce che rivela in loro energie espressive e comunicative insospettate. Il dialogo del duo con gli oggetti diventa così, ogni volta, il tentativo di creare nuove possibilità al nostro vivere quotidiano, di inculcare nello spettatore il dubbio che ciò che considera banale magari non lo sia, se guardato con occhi nuovi. Le pièces di Assondelli e Stecchettoni appaiono come esercizi intelligenti e divertiti su oggetti e miti, sulle paure e sui desideri del nostro tempo.
Letizia Pagliarino - L'Eco di Bergamo - 21.03.90

…Ma c'era anche un teatro singolare e atipico che mescola attori in carne e ossa agli oggetti più bizzarri per raccontare piccole grandi storie: è il caso di due esilaranti interpreti (Luì Angelini e Paola Serafini) che si fanno chiamare "Assondelli e Stecchettoni" e che sera dopo sera rappresentano in venti, trenta minuti dei bignami comici dei grandi classici della poesia epica e del teatro da Omero a Shakespeare…
Nicola Fano - L'Unità - 27.06.89

Cappuccetto Rosso si innamora
…Accanto ad una struttura narrativa, che nella sua estrema semplicità non manca di prendere a prestito elementi del repertorio classico della fiaba, c'è in questo spettacolo un accuratissimo lavoro tecnico…
Rossella Nisi - Il Mattino di Padova - 5.10.87

Una coca-cola per scoprire Shakespeare
…Manovrando oggetti di uso comune mettono insieme uno sciocchezzaio sublime; evocano gloriose imprese dal vago sapore casalingo: Appaiono serissimi i due; vere e proprie maschere malinconiche che sembrano costrette a far sorridere controvoglia; Sono bravissimi. Raramente capita a teatro di desiderare che uno spettacolo non finisca. Così è stato venerdì sera…
Gianluca Favetto - La Repubblica Torino - 10.07.89

Sono mani di fata
Fazzoletti colorati,buste di latte, scatole ed altro materiale grezzo,in scena, possono parlare, divertire, raccontare. Sono la dimostrazione che per fare teatro può bastare poco, se ci sono intelligenza, ironia, capacità creativa…
Giulia Candela - Bergamo Oggi - 16.12.88

Ulisse in vasca da bagno
Nessuno dubiterà che mettere in scena uniti e ben combinati quattro Shakespeare - una commedia, Sogno di una notte d'estate, e tre tragedie -Macbeth, Otello e Amleto - e tutto ciò in soli venti minuti rappresenta, oltre che un prodigio di sintesi, una proposta ingegnosa, uno spettacolo insolito e una gran dose di immaginazione 'coctelera'…
Francesc Burguet Ardiaca - El Pais (E) - 22.11.88